Oggi vi voglio parlare di un viaggio molto slow, che ho fatto qualche tempo fa, ma che rimarrà per sempre nel mio cuore, vi parlo di Colonnata e delle Apuane. Scendere dal treno ed essere baciati dal sole che sta li ad aspettarti dopo giorni di pioggia e cielo grigio, il sole che per l’occasione ha deciso di indossare una maglietta blu cielo, semplice senza righe di nuvole, colore in purezza, perché il marmo bianco va mostrato a contrasto con l’azzurro, sembra dire…
Azzurro come la “corriera”, che piano piano ti fa salire, lasciando la piccola stazione alle spalle e portandoti nel cuore delle Alpi Apuane, dove il fine settimana regna il silenzio, non si sentono rumori assordanti che sventrano la montagna per estrarre il marmo.
Colonnata un piccolo borgo, la chiesina rosa, il monumento al cavatore, la piazza, e il lardo: cinque piccole grandi cose che sono il motore di questo paese, che ti fanno staccare la mente, ti arrestano il tempo. Io mi aggiro per vicoli, metto in tasca un piccolo sasso marmoreo donato dalla terra al mio passaggio, rimango senza respiro davanti al monumento al cavatore, rimango rapita dal vento, che leggero sussurra parole passate, presenti e future. Questa è una montagna chiaccherina che ti racconta la sua vita, i suoi pregi e i suoi difetti, e tu stai li ad ascoltare, la guardi dritta negli occhi e aspetti di nuovo che apra la bocca e ti sveli ancora qualcosa di se…e poi cè lui il lardo, che ha fatto la fortuna di Colonnata, facendolo conoscere ai buongustai.
Un posticino carino dove si può mangiar il lardo è la Locanda Apuana: qui si mangia la cucina del territorio come il Lardo di Colonnata con fichi al ginepro, i tordelli al ragù, i testaroli e il coniglio disossato farcito e lardellato e la ciccetta di maiale “alla cavatora”. Se puoi volete finire alla grande, prendetevi il piatto di formaggi con pecorino di fossa, Pienza in foglie di noce, ubriaco, testa di monaco, Pienza in barrique accompagnati da miele, mostarde e confetture.
Poi si riprende la corriera, si ritorna a valle e dai finestrini scorrono le fotografie delle montagne che Gabriele D’Annunzio nel suo Meriggio descrive così:
Marmorea corona
di minaccevoli punte,
le grandi Alpi Apuane
regnano il regno amaro,
dal loro orgoglio assunte.
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