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Sentiero tra fossili e olivi intorno a Staggia Senese e la cascata brontolona

17/11/2014

Le cose a portata di mano le rimandi sempre, tanto pensi che sono li e prima o poi le farai, e non c’è niente di più sbagliato. Ho atteso un pomeriggio di sole, e finalmente mi sono decisa a perdermi in quel bosco di olivi che da anni vedo dalla finestra.

Ho attraversato la via Cassia per Bolzano e la prima scoperta, un vecchio casello sulla ferrovia, e la mente prende tante strade, chi sarà stato quel casellante? Cosa avrà mangiato durante la sua giornata? E chissà quante volte avrà chiaccherato con la cascata del fiume posta a pochi metri…

Poi riprendi il cammino tra boschi di oro e di bronzo, tra vigne tinte di giallo sangiovese e rosso canaiolo, un cammino lento, dove ti fa compagnia solo il suono del vento e qualche brontolio di galli e galline, perché in fondo sei tu che inconsapevolmente, hai invaso il loro territorio! Ancora salita, ancora curve e la chiesa di Santa Lucia e poi finalmente eccoli gli olivi dalle fronde d’argento.

Belli, tenuti bene, e un po’ malinconici, perché quest’anno non sono stati capaci di mettere al modo le olive sane, e non per colpa l’oro, ma per il clima bizzarro e per quella discola della mosca olearia…

Un sole tiepido a fare compagnia, mentre passo dopo passo arrivo alla mezza via che porta a Lecchi verso ponente  e a Staggia se scendi verso levante, e ti ritrovi con un muro di fianco e milioni di anni di storia, di quando qui’ c’era il mare e la prova sono le tante conchiglie fossili che brillano sotto i raggi del sole.

Quanto è bella la rocca di Staggia da quassù, ora poi che finalmente è stata restaurata ed è tornata a farsi ammirare in tutta la sua imponenza. E poi scenderle incontro a passo lesto, salutata dal fischio del treno il più in fretta possibile, per andarla a salutare, prima che serri l’uscio al tramonto.

Domani è un’altro giorno, e andrà ancora bene per tornare a camminare da quelle parti, per salutare quel casellante immaginario che con la sua anima continua a curare l’orto lungo la ferrovia “slow” Siena-Firenze e a parlare del più e del meno con la cascata brontolona.

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