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Eataly Firenze, le mie impressioni più strette di questo luogo “stretto”

08/01/2014

Premessa ho già visto Eataly a Roma ben due volte,  Eataly Bologna,  Eataly Torino sia quella al Lingotto che quella in centro, quindi parto con un enorme vantaggio, forse anche troppo sulla mia visita a Eataly Firenze. Per la prima volta i bagni non sono accanto alla birra e già quì il  nuovo tempio gastronomico fiorentino, come lo hanno definito in tanti, si differenzia dalle altre sedi.

Pieno centro, a due passi dal Duomo, nella sede che fu della Libreria Martelli, all’entrata presenta subito la gelateria e il gran caffè Illy e gli scaffali con la merce che si susseguono in stretti spazi. Mi sono messa per un attimo nei panni di un disabile, e il primo pensiero che mi è saltato alla mente è stato: ma uno in carrozzina se capita nelle ore di maggiore affluenza come si muove? Forse avrei messo la verdura all’ingresso che magari ce ne stava un pò di più, peccato che non sia tanta, visto che viene anche da un azienda non troppo lontano dalla città. Praticamente il negozio “mangiabile” è tutto concentrato sul primo piano, quello “bevibile” al piano superiore.

Penso di fare scorta di gianduiotti Gubino o di Guido Castagna come a Torino, per regalare, ma se voglio mi “devo” accontentare solo di Baratti e Milano. C’è tutto, pasta, pomodori, scatolame di qualità, ma in quantità limitata, mentre uno spazio bello grande lo hanno riservato al forno del pane dove sono protagoniste molte farine pregiate. La pasticceria come da altre parti è quella di Luca Montersino, che mette in vetrina piccoli capolavori. Poi c’è l’angolo del lampredotto di Luca Cai, quello delle zuppe di Burde dei Fratelli Paolo e Andrea Gori, la pizzeria, il ristorantino del pesce, delle verdure, quello della carne.

Belle le ceste dei legumi, dove per un attimo mi sono sentita Ameliè, affondandoci la mano dentro, che soddisfazione toccare fagioli con l’occhio e altre piccole golosità.

Il termine ristorantino è azzeccato, perchè intorno alle postazioni “fisse” sono pochi i posti a sedere, viene tutto concentrato al piano rialzato dove uno si può mettere a sedere e ordinare quello che vuole. Così se vuoi la tartare di “granda” insieme a una farinata di cavolo nero te la portano al tavolo senza problemi, invece che mangiare prima una cosa e dopo l’altra davanti al ristorantino specifico. AVVERTENZA SE POTETE PER MANGIARE EVITATE LE ORE DI PUNTA! Meglio mangiare a mezzogiorno che alle due dopo aver fatto 40 minuti di fila 😉

Alle pareti hanno messo diverse “toscane”, da quella delle cultivar degli olivi a quella dei prodotti Dop e Igp, un modo di fare informazione ben fatto, mentre uno attende le pietanze. Ci sono cose che si mangiano a tutte le ore come il lampredotto, mentre altre vengono servite solo nei classici orari dei pasti.

Al piano superiore c’è un piccolo terrazzo all’aperto dal quale si intravede il campanile di Giotto, prima di addentrarci nella zona “bere”  composta da birre artigianali, vini italiani, toscani e l’Osteria del Vino Libero, per chi conosce un pò Farinetti c’è molto di “suo” nel campo “beverage” ;-). Peccato per lo spazio che non c’è, dovremmo immaginarceli tanti vini e tante birre che avremmo voluto nell’Eataly Toscana, sono fiduciosa nel futuro…

Con l’anno nuovo apriranno la zona didattica per i corsi e il “ristorante a la carta” gestito dallo chef  Enrico Panero e sono convinta che a Firenze faranno delle belle cose, perchè in fatto di materie prime sono avanti e non solo in quelle, nella città di Lorenzo il Magnifico, le idee non mancano.

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