L’Anteprima del Chianti Classico 2013, o per gli “enofighetti” la Chianti Classico Collection, ha appena chiuso il sipario sulla Leopolda di Firenze. Sono state giornate intense per appassionati, buyer, produttori e giornalisti…Io da neo-giornalista quest’anno potevo scegiere di andare il martedì con la stampa, ma ho fatto come tutti gli anni, sono andata lunedì, con gli operatori: trovi un sacco di amici, l’atmosfera è più distesa e i produttori sono più rilassati.
E sono a scrivere questo post per parlarvi dei vini in degustazione e del lavoro dei produttori. Non parlerò del restauro del marchio del Gallo Nero (ma serviva veramente?) e della “Gran Selezione”, perchè? Perchè lo hanno scritto tutti! Anche chi non scrive mai di vino ha parlato di questo rinnovo del marchio, che diciamocela tutta, hai voglia a cambiare, pompare, semplificare, se le persone non capiscono bene il territorio del Chianti Classico, quello vero, uno può fare tutti i “chicchirichì” che vuole…tanto…
Scrivo solo due righe e poi passo ai vini degustati, sul premio Giulio Gambelli, assegnato ai giovani enologi, promosso da IGP e da ASET (Associazione Stampa Enogastroagroalimentare Toscana) e che è andato al giovane Fabrizio Torchio. Per saperne di più, leggetevi il bell’articolo di Carlo Macchi.
E ora passiamo ai vini: premetto che San Giusto a Rentennano, Cigliano, Poggerino, Badia a Coltibuono, Caparsa, Istine, Podere Castellinuzza, I Fabbri, Castellinuzza e Piuca, Val delle Corti e company, non gli ho assaggiati. Perchè? Perchè sono i produttori che erano a Roma a Sangiovese Purosangue venti giorni fa, e gran parte sono amici, quindi conosco bene i “capolavori enoici” che riescono a fare. Ho fatto eccezione per Monteraponi, che nella capitale non c’era, assaggiando il Baron Ugo 2009 e il campione da botte 2011 che già comincia a farsi notare. In compenso ho fatto tante belle scoperte: Villa Pomona e la Riserva Bandini 2010, 100% Sangiovese, quel pizzico di Cabernet Sauvignon che non guasta nel Chianti Classico 2010 della Villa di Geggiano. Solatione alle ” quattro vie” per Greve, e quel petit- sentore d’oltralpe nell’annata 2008.
Setriolo di Castellina in Chianti, una piacevole sensazione al palato con l’annata 2010. Gaia Capitani, la “Donna Angelini” e la Riserva 2008 Monsenese. E se Gaia sta ad Angelini, Ilaria Chianucci è la super donna per Capannelle e la Riserva 2010. L’annata 2009 di Renzo Marinai, il toscano sorvegliato da un pò di Francia. Curioso lo Zac 2009 Principe Corsini, sangiovese in purezza con un bel piglio. Andando su Radda in Chianti, segnalo Il Barlettaio Chianti Classico 2010 di Francesco Bertozzi, puro Sangiovese chiantigiano.
Monterotondo, l’ultimo lembo chiantigiano, prima del “termine” Valdarno, nel territorio di Gaiole: i vini di Saverio Basagni, sono maturati, hanno fatto un pel percorso evolutivo sia nella Riserva Seretina 2010, che nell’annata 2010 Vaggiolata. Restando nel comune di Gaiole in Chianti, scopro i Mannucci Droandi e in particolare il loro IGT, il Foglia Tonda 2009, fatto con il 100% di Foglia Tonda, ammirevole. Sorprendente il “Retromarcia” 2010 di Montebernardi, un vino, sangioveto in purezza, da tenere sotto osservazione.
La Fattoria Le Fonti nelle terre poggibonsesi, e la Riseva le Fonti 2010, da mettere in cantina e conservarla gelosamente ancora per un pò. Fuori dagli schemi, in senso positivo, la Fattoria di Vegi e le sue botti in castagno, ottimo conservante per la Riserva Sivio Chiostri 2006. E ancora il Castello La Leccia e la Riserva Bruciagna 2009, il 2010 annata e Riserva del Castello di Radda, con la mano santa di Castelli, l’IGT Haiku 2009 del Castello di Ama con “punti di vista” sul Sangiovese e Bordeaux, la Fornace di Ridolfo dei fratelli Cantalici, nuova realtà gaiolese che sta facendo grandi risultati.
Si mormora che il prossimo anno non ci sarà l’anteprima, chissà, magari la sposteranno in primavera, legandola a Chianti Classico è e al territorio, staremo a vedere, intanto prendete nota dei vini che dovete assolutamente mettere in cantina…Nell’attesa che il Consorzio di decida a registrare L’Erta di Radda di Diego Finocchi! Si sentiva la mancanza del nuovo Radda che avanza…
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